Sogno 1

Ero da te. Casa tua erano due edifici granitici e posti rispettivamente su due montagne vicine; parallelepipedi grigi che si stagliavano nel cielo, affacciati su un alto dirupo. Da ogni finestra partiva un ponte, era molto semplice andare da un edificio all’altro, passavi sopra ad un grosso squarcio d’aria fatto a v e tu eri nel mezzo al triangolo più piccolo. C’era vento, nessuna paura, un vero e proprio semplice collegamento, nonostante l’ardita architettura mostrata. Uno degli edifici l’ho percorso, c’erano molte stanze, tutte piene di letti: erano letti frugali, molti ospiti, molti posti pronti per tutti, indifferentemente, posto per gli altri, non si capiva dove fosse il tuo. Molti letti, coperti da coltri spesse, pesanti le immaginavo sui corpi, rassicurati, protetti.

Austero dentro e fuori il paesaggio risultava immobile nonostante il vento.

Non eravamo soli, c’era un’altra donna, bella; eravamo dentro difronte  ad una grande finestra con infissi quadrati, nell’edificio di destra, tu eri difronte a lei io dietro di te molto vicina, molto. Guardo la tua mano appoggiata sul muretto che partendo dal pavimento sostiene i due montanti del tramezzo per l’infisso; spingo, volendolo, la mia mano a toccare il tuo mignolo, il tempo di realizzarlo e ti scosti bruscamente allontanandoti. Resto ferma, ferita, troppo occupata di me non mi rendo conto, ero davanti a questa sconosciuta.. avrei potuto… mi avevi messo difronte a lei o ti eri allontanato da me?

La scena cambia. Non mi va di scrivere di chiavi e altoparlanti in cerca di rampicanti. E’ tutto, volevo dirtelo. Quella canzone mi ha ucciso.

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